Sarà che la mia prima Barbie era mora,
tutta snodata e con il pollice opponibile, ma non sono mai stata
un'amante della bambolina bionda, anzi mi è sempre stata un pochetto
sulle palle.
Anche perché è entrata talmente di
prepotenza nell'immaginario maschile e femminile da vantare
innumerevoli tentativi di imitazione.
Si parte già dall'infanzia con i
vestitini rosa e i boccoli ai capelli e via via sempre più in là
arrivando, a volte, a età imbarazzanti.
Tralasciamo la chirurgia plastica, qui
siamo oltre.
Mi interrogo spesso sulle pratiche
quotidiane della gente comune.
Donne che stanno perennemente a dieta
per mantenere un fisico filiforme, che si sfiancano in palestra per
eliminare qualsiasi rotondità, per appiattire quel filino di pancia,
per rendere i glutei duri come la migliore plastica (ché il marmo è
freddo, si sa), per piallare quella meravigliosa ciccetta
dell'interno coscia (e fare in modo che dal ginocchio in su ci sia
abbastanza spazio fa vederci attraverso.
Ma la cosa che mi lascia oltremodo
perplessa è la negazione del capezzolo.
Ne parlavamo in ufficio in questi
giorni, tra colleghe si discuteva di reggiseni.
La maggior parte
preferisce il reggiseno imbottito, non tanto per ottenere
esteticamente una taglia in più, quanto per il fatto che nasconde il
capezzolo. Alcune mi dicevano di provare vergogna o imbarazzo, altre
di trovare antiestetica la piccola protuberanza che spinge sui vestiti.
Allora meglio una coppa rigida, con una
forma standard che ti fa le tette da Barbie. Appunto.