25 marzo 2011

La signora Rita

La signora Rita era la mamma di una mia vicina di casa.
Era alta, dritta come un fuso. I capelli color madreperla, corti, sempre perfettamente in piega. L'immancabile rossetto rosso su una carnagione bianchissima. I tratti duri e strani emanavano una bellezza inspiegabile.
La signora Rita era sempre elegante e in ordine.
Era rimasta vedova molto giovane e doveva gestire le intemperanze di una figlia troppo forte e le indecisioni di una figlia troppo debole.
Quando arrivava sembrava spostare l'aria, impossibile non notare il suo passaggio. Io, bambina, guardavo questa dea lontana con un misto di soggezione e di venerazione.
La signora Rita non era espansiva e affettuosa ma io non potevo che volerle bene.
Un giorno, diventata grande, ci siamo ritrovate durante un pranzo tra ex vicini di casa. Erano passati diversi anni che sulla signora Rita non avevano lasciato segni a parte un leggero aumento di peso.
Ad un certo punto la signora Rita mi ha presa in disparte, mi ha fatto una carezza e, con le mie mani nelle sue, mi ha detto:
"Mi dispiace sai, ma noi siamo diverse e sappiamo riconoscerci. Per me è stato facile: ai miei tempi ci si sposava perchè era così e poi ci si lasciava trascinare dalla vita. Per te sarà più difficile."
Al momento la frase mi ha spiazzata, non ne comprendevo il significato.
Non so ancora bene cosa voglia dire essere "diverse", facile comunque non lo è stato e non lo è ancora.

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